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Consiglio Ordine Nazionale Dottori Agronomi e Dottori Forestali

Visita tecnica Oliva Gessi, Oltrepò pavese


Il giorno 11 luglio 2022 si è svolta una piacevole visita al borgo collinare di Oliva Gessi in Oltrepò Pavese. Il gruppo dei Dottori Agronomi e Forestali dell’Ordine di Milano è stato accolto dal Sindaco Andrea Defilippi e dalla storica locale Paola Perduca.
La presentazione è iniziata ricordando che il Comune di Oliva è uno dei più piccoli dell’Oltrepò (169 abitanti) e si caratterizza per un centro storico con una conformazione unica. Il nome Oliva deriva dalla presenza di alberi di olivo di cui residuano 3 piante pluricentenarie, mentre il secondo toponimo Gessi deriva dalla storica presenza di una miniera e di una cava di gesso.
Qualche anno fa sono state rinvenute circa 600 monete risalenti al IV° secolo d.c., segno dell’esistenza di una comunità attiva già all’epoca.
La storia medievale comincia nel 998 con un documento di conferma dei diritti delle Monache di S. Martino delle Caccie in Pavia sul Feudo di Oliva che passerà successivamente a famiglie pavesi: Belcredi, Giorgi, Beccaria. Nel tempo il “Castrum” verrà trasformato in residenza signorile.
Nel XIII° secolo si ha notizia della venuta al Castello di Oliva di frate Lanfranco da Bergamo per occuparsi di eresie.
Intorno al 1800 la famiglia Isimbardi, di origine milanese, acquisisce la Tenuta di Oliva, della superficie di circa 200 ha, e da inizio alla costruzione di grandi case coloniche, presso cui si insediano i vari artigiani (falegnami, fabbri, calzolai). Una di queste case coloniche è tuttora visitabile e costituisce un unicum architettonico per l’Oltrepò Pavese, rifacendosi a criteri tipici delle cascine di pianura. Le produzioni agricole continuano a rimanere modeste tanto che i lavoratori a colonia parziaria (1/3) erano arrivati ad accumulare un debito di ben 50.000 lire.
Alla fine dell’800, si avrà la svolta con l’acquisto della tenuta da parte di Abramo Debenedetti, probabilmente Agronomo o forse Ingegnere di famiglia ebraica, il quale condonerà tutto il debito, introdurrà i contratti di mezzadria e inizierà ad applicare tecniche agronomiche migliorative, quale ad esempio l’insilamento dei foraggi, anche di scarso pregio, riuscendo a portare a 20 capi il parco buoi quando con il fieno se ne potevano mantenere al massimo 4. Nel contempo potenziò la viticoltura tanto che nel 1900 riuscì a costruire una cantina capace di contenere 700 hl di vino. A latere introdusse la coltivazione del gelso per l’allevamento del baco da seta i cui proventi venivano integralmente lasciati alla famiglia colonica.
Purtroppo la sciagurata politica razziale del fascismo costrinse il Debenedetti a rinunciare alla proprietà con conseguente lento degrado della tenuta, tanto che oggi è affidata in toto a un contoterzista.
Va comunque osservato che la tenuta di Oliva e, in particolare la zona attorno al castello, ora villa padronale, gode di un clima particolarmente favorevole tanto che sono presenti piante di fico d’india, di agave e cappero che ricoprono i fronti meglio esposti delle mura del castello.
Abbiamo avuto modo di visitare il giardino all’italiana, che si sviluppa all’interno del castello, arricchito da siepi formali di bosso.
È stata l’occasione per fare un tuffo nella storia e nel paesaggio locale.
Il pomeriggio si è piacevolmente concluso con una ricca degustazione di prodotti tipici offerta dal Comune e servita dai rappresentanti della locale “ProLoco”.
All’iniziativa ha partecipato anche il Parroco del paese.